È per me prima di tutto pensiero. Punto di partenza e non punto di arrivo. Numero da riconnettere al mistero del tutto, piuttosto che bisturi per sezionare il mondo.
Negli anni dell’università a fisica troppo stesso era la perizia di calcolo, anche per lo sforzo e l’attenzione che richiedeva, a prendere il sopravvento sul contenuto. È stata la sensazione di trasformarsi in operaio specializzato del conto che mi ha allontanato dal percorso più logico tracciato dai miei studi. Non era sentiero adatto ai miei passi che amano connettere piuttosto che separare e sezionare la realtà. Connettere nel senso di collegare, ma anche nell’accezione ottocentesca di “pensare bene”.
Proprio in Italia esistono esempi illustri del terreno fertile che si può generare rendendo permeabile la membrana che separa scienze matematiche e scienze umane. Penso tra i tanti a Carlo Emilio Gadda e Italo Calvino per le lettere, così come a Giulio Paolini e Giorgio Griffa per l’arte. Ma anche all’eclettismo di Franco Rasetti e Ettore Majorana per le scienze.
In una sequenza di passi più o meno consapevoli, è il loro esempio ad avermi guidato e influenzato.
Due le branchie su cui ho concentrato maggiormente la mia attenzione: la meccanica quantistica e le neuroscienze.
Di seguito due motivi su tutti.
La funzione d’onda Psi della meccanica quantistica, la cui scoperta risale all’inizio del secolo scorso, descrive meglio di ogni altro strumento matematico e fisico la realtà che ci circonda. Una realtà di cui si dissolve una parte fondante non appena si tenti di afferrarla con la stessa scienza che ne ha suggerito l’esistenza.
Ogni tentativo di misura da parte dell’uomo provoca infatti il collasso della funzione d’onda.
Svanisce quel qualcosa di impalpabile, leggero, inesplicabile, che fa la differenza.
Qualcosa che, sembra suggerire la scienza di inizio Novecento, è alla base del tutto.
La funzione d’onda, così semplice nella sua natura matematica eppure così difficile per la nostra mente razionale da percepire, accettare e digerire, crea una nuova profonda apertura della scienza verso quell’ignoto destinato a rimanere tale che è stato per millenni campo di conoscenza solo per le arti.
Qual è il significato di Psi? Che meccanismo della realtà sta alla sua base? Sono domande senza risposta. A me piace pensare che la funzione d’onda sia espressione matematica di una porzione d’ignoto che soggiace al tutto.
Il parallelo tra l’atto di osservare dello scienziato dei quanti e il mito di Euridice che svanisce quando Orfeo si gira per compiere un gesto di verifica, fa correre dal passato un brivido sotto pelle.
Così come qualsiasi interpretazione del mito (secondo il prezioso suggerimento di Calvino nelle sue Lezioni Americane) lo impoverisce e lo soffoca, ogni tentativo di interpretazione della funzione d’onda, se non ne distorce il significato, sicuramente lo impoverisce, rischia di svilire quello che è uno dei più bei misteri della fisica… e forse non solo.
Qualcosa di diverso ma in qualche modo parallelo accade nelle neuroscienze che si indirizzano sempre più allo studio delle connessioni. È ormai provato che ai nostri pensieri, ma anche alle nostre emozioni, gesti e azioni quotidiane si associ un flusso in continuo mutamento di specifiche e più o meno complesse connessioni tra i neuroni del nostro cervello.
Le connessioni sono il software, l’aspetto leggero, evanescente, che si poggia sull’hardware: i neuroni. Come per la meccanica quantistica è quel lato impalpabile, il soft-ware che fa la differenza, ad attirare tutte le mie energie.
Un cervello morto continua ad avere i suoi neuroni, ma le connessioni sono volate via con lo spirito di chi lo animava. Così come la sua capacità di comunicare e interfacciarsi con il mondo.
L’esperienza dell’uomo è quindi da sempre profondamente legata alle connessioni che si formano nel suo cervello. Il software fornisce strumenti e istruzioni per orientarsi, e allo stesso tempo possibilità praticamente infinite di sviluppo.
Tra le maglie di quelle connessioni si annida il mistero della vita in cui si ritrovano, intrecciano ed evolvono memorie, conoscenze, esperienze, porzioni di noto e di ignoto, fors’anche le tracce segrete di un futuro possibile, sensato e luminoso.