Una stagione davvero amara quella delle spedizioni invernali 2012-2013 in Himalaya.
Si è chiusa con un’unica storica prima del Broad Peak in invernale il 5 marzo scorso, portata a compimento dalla spedizione polacca guidata dal leader Krzysztof Wielicki, ma funestata dalla scomparsa di Maciej Berbeka e Tomasz Kowalski che insieme ai compagni Adam Bielecki e Artur Malek avevano conquistato la vetta del terzo Ottomila più alto del Pianeta. La situazione è parsa subito molto critica nella discesa, con Berbeka e Kowalski costretti a un difficile bivacco sulla sella tra cima e anticima a 7900 m dopo cui non hanno più dato notizie.
Nella foto il maestoso Nanga Parbat, che è stato al centro delle attenzioni di molti, dopo il tentativo dello scorso anno di Simone Moro e Denis Urubko.
A partire dalla coppia composta dal nostro Daniele Nardi e dalla francese Elisabeth Revol, con due tentativi di risalire lo sperone Mummery che si sono arrestati a una quota massima di 6450 m. Ultimo con Elisabeth a lasciare il campo base, Daniele ha dichiarato: «La nostra sfida finisce qui. Accettarlo è stata l’esperienza umana e alpinisica più straordinaria della mia vita».
Purtroppo anche sul Nanga non è mancata una vicenda triste, di cui poco si è parlato e saputo: lo snowboarder francese Joel Wischnewski che partito in solitaria sul versante Rupal, non ha dato più notizie dal 6 febbraio.
Altre due le spedizioni a essersi arrese sulla “montagna assassina”, quella americano-ungherese composta da David Klein, Ian Overton e Zoltan Acs, e quella polacca di Tomasz Mackiewicz (nella foto), Marek Klonowski, Piotr Strzezysz, Adrian Kutarba e Tomasz Kowalski.
(Veronica Balocco e Giulio Caresio)