(pubblicato il 17 marzo 2014 su Piemonte Outdoor)
Lunedì mattina nella mia mansarda, ore 6.45 suona il campanello. Occhio a fessura e capello arruffato caracollo ad aprire. La mia nuova vicina di casa, bellezza africana e splendido sorriso: «Scusami, scusami… stanotte è caduto un animale sul balconcino dell’abbaino, ma io ho paura e non so come fare. Devo andare a lavorare, ma non posso lasciarlo lì… ha miagolato tutta la notte».
Pausa.
Il neurone macina lento. “Mi è semblato di vedele un gatto…” e mi si disegna nella mente una specie di pantera incarognita.
Chiamo anche l’altra vicina di casa, lei di gatti se ne intende! Appena capisce la situazione incrocia lo sguardo con la donna africana e butta lì non proprio con tatto «ma lei di cos’ha paura, dalle vostre parti non ci sono i leoni?». Per evitare una risata imbarazzante mi tuffo outdoor a recuperare la belva. Un batuffolo grigio e nero di 4 mesi con una brutta ferita sulla testa e un’altra sotto la zampa sinistra. Miagola rauco, occhio tenero, pelo sporco e bagnato fradicio.
Ha piovuto tutta la notte! I gatti non amano l’acqua, mi pare. Deve aver visto l’inferno.
Eppure è subito docile, amichevole, grato. Lo asciugo teneramente e lo porto da me.
È passato un mese, sta benone ed è cresciuto un sacco.
Né cartelli o suonate di citofono, né annunci web o facebook sono valsi un padrone. Meno male, non so come avremmo fatto a separarci.
L’abbiamo chiamato Icaro. Perché è caduto dal cielo. Anzi venuto dallo spazio: la sua gentilezza, disponibilità e fiducia sono extraterrestri. Qualità che mi hanno subito fatto pensare a due persone che purtroppo non sono più qui, ma appunto lassù, e che tutti coloro che hanno conosciuto ricordano con un affetto che non può non stupire.
La prima è Vittorio Bottazzi il mio maestro di tai chi, compagno di tante gite e amante della pratica outdoor, la cui grazia di movimento e bellezza interiore si rifletteva in tutto ciò che si trovava intorno a lui.
Della seconda ne ho solo letto e sentito parlare. Corrado De Monte, guida alpina, esploratore, uomo saggio e buono che ha lasciato dietro di sé un segno indelebile e bellissimo di fiducia, amicizia e felicità. Moltissimi che amano la montagna hanno avuto modo di incontrarlo, e quasi tutti lo conoscevano come Icaro.
Lo ritrovi nei titoli di coda di uno degli ultimi film di Xavier De Le Rue, come a dare il nome al “Progetto Icaro” per educare i più giovani amanti del freeride a divertirsi in sicurezza.
Sono meravigliose le persone capaci di far nascere qualcosa di grande.
Oppure di ridestarlo dentro di noi.
Alcuni animali hanno in piccolo un potere analogo.
Come i grandi spazi aperti della natura.
Li amiamo anche per questo.
A me questo gattino ha richiamato alla mente due grandi persone, ha innaffiato quel seme vitale, sempre pronto a germogliare, che loro hanno lasciato nel nostro cuore. Mi ha fatto ricordare un po’ chi sono e desidero essere, così come talvolta accade in una bella giornata sugli sci o in un bosco.
Morale: quando l’outdoor si presenterà alla vostra finestra sotto forma di una pallina di pelo,lasciatelo entrare, ne vale la pena.
Dimenticavo, ora è pulito. Ed è bianco e nero 🙂
(Un grazie e un abbraccio affettuoso a Cristina Cornetto e Karin Pizzinini, fantastiche compagne rispettivamente di Vittorio e di Icaro)