(pubblicato su SCI n.328 – novembre 2016 – pagg. 18-26)
di Giulio Caresio
Di sicuro la Norvegia evoca sole di mezzanotte, freddo glaciale, fiordi a picco sul mare… nonché robusti fisici vichinghi ed eteree fanciulle bionde dal fascino irresistibile. Tutto vero.
Ma avete mai immaginato di salutare i delfini con gli scarponi da sci ai piedi?
Con ogni probabilità sarà una delle tante situazioni non scontate che vi aspettano, per connotare quella che si rivelerà un’avventura indimenticabile, se deciderete di optare per un coraggioso connubio di sci e barca a vela tra i fiordi del Grande Nord.
È ciò che hanno fatto, con la complicità organizzativa sul “lato barca” di Vertical Sailing Tour (www.verticalsailingtour.com), gli amici della web series “Every Damn Weekend” Francesco Salamone, atleta per Faction Skis, Luca Zattoni, atleta per Fatmap e ATK Bindings, Federico Chiappino, atleta Outdoor Research e Ferrino, insieme al fotografo Paolo Sartori (www.paolosartoriphotography.com) i cui scatti illustrano queste pagine.
Indubbiamente ho al telefono la voce – che mescolerò alla mia penna qui di seguito – più adatta a raccontare la spedizione. È quella di Francesco, la cui chioma rossa tradisce probabili origini normanne nascoste nella sua porzione di dna siculo.
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L’approdo a Tromsø
Da Malpensa uno scalo a Oslo, e poi l’approdo nella vichinga Tromsø: vera “piccola capitale del Nord” – non solo per la Norvegia – essendo la città con più di 50.000 abitanti più a nord del mondo. Il Circolo Polare Artico è a soli 350 km e le vaste e frastagliate distese bianche che si vedono dagli oblò dell’aereo lo confermano.
L’accoglienza di Tromsø è dettata dall’anima giovane e festaiola della città. Una banda di sole donne e soli tamburi scandisce il ritmo della festa. Stuoli di liceali sorridenti inondano le strade – è il giorno di fine scuola – tutti rigorosamente vestiti in salopette con la croce gigante della bandiera norvegese.
Si dice che sommando tutti i posti dei pub di Tromsø si potrebbe far bere in contemporanea tutti gli abitanti della città. Par vero, c’è l’imbarazzo della scelta sul dove far festa… e non si fatica per ritrovarsi seduti a tavola a mangiare un’ottima cena tipica a base di merluzzo.
È la seconda settimana di maggio e qui c’è luce a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Per questo è difficile pensare che siano le 3 del mattino quando, trascinando zaini e borse da sci, saliamo in barca. Siamo in otto, compresi i due skipper, a salpare su un 45 piedi alla volta del bianco da solcare con gli sci.
Storgalten 1: il dado è tratto!
Quindici ore circa di navigazione, accompagnate da branchi di delfini al seguito, per arrivare alla base dello Storgalten (1219 m). Sfortuna vuole che quest’anno la temperatura a maggio sia salita più del previsto e la linea della neve, che solo un mese fa arrivava fino al mare, sia ora circa ai 400 m.
Con il mini tender si approda tra i sassi della riva. Una, massimo due persone alla volta con gli sci che sporgono a prua dalle gomme come una polena puntata verso le cime bianche.
Poi sci in spalla si sale fino alla linea della neve, quindi pelli. Siamo in cinque più un “bastian contrario” che scandisce il silenzio della salita a intervalli regolari con le sue lamentazioni… “avremmo dovuto scegliere un itinerario differente”.
In cima ci attende un panorama mozzafiato. Studiamo l’orizzonte e immaginiamo le avventure dei prossimi giorni individuando una serie di mete interessanti. Poi, saltando un’enorme “corniche”, attacchiamo il versante sud su una neve appena trasformata supersciabile e molto divertente. Quindi risaliamo in vetta e giù dal lato nord, curvoni veloci e neve fantastica. Con il sole così basso sull’orizzonte non c’è molta differenza tra i versanti, un dato di fatto che avremo modo di constatare e confermare durante tutta la settimana.
Arriviamo tutti e sei in barca, bastian contrario incluso, con un sorriso a 32 denti 🙂 Wow! Il dado è tratto!
In dinette si taglia il pane e si studia la cartina con la memoria ancora fresca e gli occhi che brillano: “vediamo se domani riusciamo a sciare quelle belle paretine laggiù a est…”
Djupvik 1: non è giornata
Senza badare più all’orologio salpiamo per Djupvik, dal cui porticciolo tra un po’ di ore partiremo decisi attraverso un bosco fitto in quello che si rivelerà un avvicinamento infernale e praticamente senza fine. Doppia sfortuna: abbiamo valutato male le distanze dalla barca e le condizioni della neve sono pessime e non sicure. Passeremo la giornata camminando tra alberi e guadi di ruscelli, con i piedi bagnati. Da dimenticare.
Il rientro in barca è sempre il momento più duro. Oggi più che mai. Desiderio di una bella doccia calda, divano e caminetto acceso. Invece ad accoglierti umidità, freddo e pochi metri quadri… la delusione della giornata si amplifica mentre stendiamo gli indumenti bagnati sulle draglie della barca.
Prima di cena ci concediamo una passeggiata alla ricerca di un po’ di pesce per consolarci a tavola. Ma è la nostra giornata no. Troviamo solo un piccolo lodge chiuso per sciatori ed escursionisti dove conosciamo un simpatico ragazzo canadese che fa le pulizie e ci invita a bere un birra. È partito alla volta dell’Europa, per un giro esplorativo, ed è approdato qui dove si è fermato per tutto l’inverno. Un’unica lunga fredda notte che dura mesi. Festeggia con noi perché ha deciso di partire l’indomani alla volta di Tailandia e Filippine. Esiste ancora qualche giovane esploratore.
In barca, cena salva grazie alla nostra cambusa tutta italiana: pasta, verdure e affettati.
Lyngseidet: sauna, salmone, vodka, renne e canalini memorabili
Partiamo alla volta di Lyngseidet e un vento deciso permette alcuni bei bordi a vela. Si vola e ci si diverte sul mare del Nord. Proprio mentre approdiamo, Luca riceve un sms da un amico con cui ha sciato di recente ad Alagna: incredibile è anche lui a Lyngseidet.
In breve ci ritroviamo a chiacchierare nella classica sauna a forma di botte, da cui possiamo ammirare mare e montagne con un solo colpo d’occhio. Parliamo delle possibilità per le giornate successive. Ci segnala un bel couloir da sciare sul Fastdalstinden (1275 m), dove troveremo più tardi neve perfetta.
Abbiamo ormai perso ogni riferimento di giorno e notte. È davvero un privilegio poter sciare a qualsiasi ora. Quando meteo e condizioni paiono più favorevoli si parte.
Il giorno successivo è festa nazionale. Nel porticciolo di Lyngseidet ci imbattiamo in un gruppo di ucraini che sono qui a praticare pesca sportiva. Uno dei nostri skipper parla un po’ di russo e scatta subito l’intesa. Gli ucraini, gentilissimi, ci invitano nel loro lodge e ci trascinano in un pranzo a base di uova di salmone appena pescato ampiamente innaffiate da “homemade” wodka. A noi pare gasolio puro. Un brindisi ogni 5 minuti. Commozione e abbracci. Altro che Unione Europea. Tutti uniti nella wodka, al di là dei confini dell’Europa.
Riusciamo a scappare giusto prima del ko. Vogliamo sciare! Abbiamo nel mirino due canalini che promettono grandi soddisfazioni. Risalendo una grande vallata glaciale per raggiungerli, ecco ad attenderci un’altra sorpresa: una moltitudine di sguardi mansueti sparsi sul manto bianco che ci puntano. Renne allo stato brado. Pur avendole viste tante volte nei film, non ti aspetti di trovarle lì dietro l’angolo. Bellissime.
Djupvik 2: powder puro piacere
Nella notte con un mare piuttosto agitato torniamo sulla nostra rotta fino a un punto della costa della penisola di Lyngen, di fronte al villaggio di Djupvik, dove abbiamo visto un paio di altri succulenti canalini. Sbarchiamo in tre, non senza difficoltà, viste le condizioni del mare. Durante la salita ci avvolge una tempesta di neve fittissima. Vaghiamo per una buona mezzora sul fondo di una vallata con un ghiacciaio e un lago ghiacciato, vedendo poco più in là delle punte dei nostri sci. Poi il cielo si apre e riusciamo a raggiungere gli anelati canalini che mantengono le loro promesse: puro piacere su 40 cm di powder immacolata con pendenze intorno ai 40°.
Quando rimettiamo piede in barca, nevica anche a livello del mare. Ci scaldiamo con una tazza di tè, mentre torniamo al riparo del piccolo porto di Djupvik. Questa volta riusciamo a comprare gamberi e merluzzo fresco direttamente dalla barca di un pescatore: grande!
La settimana senza giorni e notti ahimè volge al termine, viste le ore di navigazione che ci separano da Tromsø.
Storgalten 2: freddo vero
Sulla via del ritorno decidiamo di salire nuovamente lo Storgalten per una serie di scatti con la luce del sole di mezzanotte. Soffia un forte vento da Nord che rinforza man mano che saliamo. Il freddo diventa rapidamente insopportabile.
Al diavolo le foto. Ci fermiamo su un colle sotto l’ultimo strappo per la vetta. Il vento è sempre più intenso: ha spazzato tutta la neve buona trasformando il versante in un’unica lastra di ghiaccio. Luca ha due piumini e il guscio, ma non riesce a tornare in temperatura.
Un gelo senza senso, a dimostrazione che le condizioni a questa latitudine con il vento possono diventare rapidamente molto toste. Non osiamo immaginare cosa possa accadere con un vento così in gennaio: rischio ibernazione assicurato!
This is the end: pensieri in navigazione verso Tromsø
Nelle ultime 12 ore di navigazione scorrono nella mente tante immagini indelebili del viaggio. Momenti come questo, chiusi in dinette a chiacchierare scherzando e mangiando porcate di ogni tipo senza orari. Poi la birra a fiumi, pur essendo qui carissima.
La sensazione impagabile e primordiale di libertà, di muoversi in barca e poi, sci ai piedi, tirare curve su una neve fantastica, guardando laggiù il mare.
Panorami pazzeschi. Il blu incredibile del mare. Il bianco immacolato a perdita d’occhio di valloni intonsi senza l’ombra di una traccia. Non abbiamo incontrato quasi nessuno sugli sci: solo un piccolo gruppo con le pelli nella nostra “giornata no” e un paio di persone il primo giorno sullo Storgalten. Ogni giorno un’avventura diversa: 1500-2000 metri di dislivello, con il vantaggio di partire sempre dal livello del mare. Ogni discesa una storia a sé.
Di sicuro abbiamo sciato diverse linee inedite, e ne restano un’infinità da tracciare.
Che altro dire, ripartirei domani.
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E noi con loro.