«We used to have two worlds: a living world with men, animals, plants, and a world without life, minerals and objects. And the universe was way up there. Now everything is alive, the whole universe is life, it’s just the when and the how that changes, everywhere particles work non-stop, eagerly, inside us and in the rocks, the wind, the full and empty spaces, ubiquitous ever.»
«Ieri avevamo due mondi: un mondo vivo, uomini animali vegetali, e un mondo senza vita, minerali e oggetti. E l’universo stava lontano lassù. Oggi tutto è vita, l’universo intero è vita, cambiano soltanto i tempi e i modi, le particelle lavorano alacri dovunque e senza sosta, dentro di noi come nelle pietre, nel vento, nel pieno e nel vuoto, ubiquitous ever.»
(Giorgio Griffa / Torino, December 7, 2015)
Questo lo statement di Giorgio Griffa per la sua la seconda personale alla Galleria Casey Kaplan di New York che inaugura oggi ed è dedicata al ricco panorama dei lavori degli anni ’70 che hanno sancito l’inizio di una performance pittorica straordinaria e tuttora in corso che sta raggiungendo i 50 anni di storia.
La selezione di opere presentate in mostra copre con particolare efficacia il periodo 1970-79 in cui Griffa inizia la sua personale esplorazione dell’universo della pittura, delle sue gerarchie, dei suoi tempi, spazi e ritmi, nonché della sua memoria millenaria che risale ai primi segni tracciati dalla mano dell’uomo. Lo fa attraverso gesti sobri e semplici che appartengono alla mano di tutti, linee verticali, oblique e orizzontali, segni, tracce e impronte di pennelli e spugne che rivelano quel carattere unico e inconfondibile che segna e lega tutta la sua ricchissima parabola di pittore.
Opening today (January 7th) at 6 p.m. in NY, 121 W 27th st.