Per me ce l’avevano già fatta l’anno scorso. La sostanza era già lì. Per il coraggio, la caparbietà, la perizia, le salite e discese per piazzare le fisse tra mille peripezie e anche la fortuna nella sfortuna. Ricordo ancora il brivido lungo tutta la spina dorsale mentre leggevo – erano gli ultimi giorni di gennaio 2012 – la mail di Matteo (Della Bordella) in cui raccontava di come lui e Berna fossero rimasti appesi a un solo friend 0.3 camalot, giusto 20-30 metri sotto il Colle Lux, punto cruciale da raggiungere sulla cresta dove passa la via Huber-Snarf che di sicuro li avrebbe condotti in vetta alla Egger.
La mail la trovate ancora sul sito di ALP, si intitolava, così come la via aperta fin lì, a qualche decina di metri dalla riuscita, Die another day, con quella vena di ironia alla Favresse che chi vive il verticale sempre più spesso possiede e che costituisce sicuramente, nell’alpinismo come nella vita, una marcia in più.
Quest’anno Notti Magiche, Colle Lux raggiunto, con un itinerario differente per gli ultimi 4 tiri (da qui il cambio di nome) e poi vetta della Egger per Matteo Della Bordella e Luca Schiera.
È la prima volta nella storia lungo la parete ovest.
Tv e giornali si scatenano. Giusto. Benissimo. Fino a un certo punto, però. Perché dimostrano quanto alcuni media siano attenti all’apparenza e non alla sostanza. Perché pubblicano foto errate e malignano senza fondamento sul cambio di nome della via, a testimonianza di come il giornalismo sia in crisi. I motivi sono tanti e per capirli almeno in parte bisognerebbe andare a vedere cosa accade nelle redazioni, in quali condizioni debbano lavorare quelli che lavorano.
Ma bando alle polemiche, ora è solo tempo di festa.
Festa per una vittoria che è di almeno tre alpinisti: Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo Bernasconi. Se infatti quest’ultimo non era fisicamente in vetta con Teo e Luca il 2 marzo scorso – perché ha deciso di non rinunciare agli esami per diventare istruttore delle guide alpine con un meteo che lasciava ben poche probabilità – non va dimenticato il suo sostanziale contributo all’impresa straordinaria con tutto il lavoro svolto quest’anno e in quelli precedenti.
Questa vittoria incorona infatti tre anni e altrettante spedizioni, tra sforzi alpinistici, logistiche complesse e interminabili attese. Su ALP (vedi n.276) ne avevamo parlato fin dall’inizio, intuendo che la determinazione di questi ragazzi avrebbe aperto una breccia anche in quella terribile inviolata patagonica.
Una vittoria che sancisce la consacrazione di Matteo Della Bordella (cui tra l’altro ci proponevamo da tempo di dedicare un ampio dossier) come uno degli alpinisti di punta a livello mondiale. Un successo che rivela il grande talento del giovane Luca Schiera: mai messo il naso fuori dalle Alpi ha dimostrato di muoversi con disinvoltura su una delle pareti più complesse e insidiose del pianeta.
Una vittoria che è anche, e in larga misura, di un gruppo compatto, solido e affiatato: i Ragni di Lecco. Con un passato a dir poco glorioso alle spalle e dopo qualche anno di crisi, il folto gruppo di ragazzi che oggi ne compongono il direttivo ha saputo rilanciare, proprio in un periodo che vede al centro dell’attenzione le individualità, una mentalità di squadra – in cui ci riconosciamo pienamente – che si è dimostrata, e riteniamo continuerà a essere, vincente. Davvero grandi.
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