(pubblicato su ALP280 Speciale Futuro – aprile 2012)
di Giulio Caresio
Nel curare questo speciale, ho visto con gioia, a un certo punto dell’avventura, prender forma in modo autonomo un dialogo tra persone e discipline in apparenza molto diverse. Se fino a quel momento avevo ricoperto il ruolo attivo di promotore, da lì in poi ho assunto la posizione di osservatore e catalizzatore: mi sono messo al servizio di qualcosa che stava accadendo indipendentemente da me e dalla mia volontà.
Così si è formato il mosaico di queste pagine, spero ricche e godibili anche per il lettore. A me hanno rivelato fili sottili e spesso invisibili di una fitta rete di sensibilità comuni, capace di creare entusiasmi condivisi, di collegare argomenti che a prima vista paiono lontani e di costruire ponti tra mondi e generazioni differenti.
Credo la montagna, l’Italia e il mondo di domani abbiano bisogno di ritrovare queste connessioni, di chiarirle, di nutrirle. Noi tutti abbiamo bisogno di andare oltre settorialismi e specializzazioni che sono figli di una cultura – in cui ci riconosciamo per fortuna sempre di meno – che seziona, separa ed erige barriere. Un’attitudine che nulla ha a che fare con l’epoca del web, in cui è chiara come non mai proprio l’importanza di collegare le conoscenze.
Abbiamo necessità di poggiare i piedi su un terreno più saldo di quello costituito dalle macerie della società industriale, e dalle sue derive tecnocratiche. Dobbiamo liberarci dalla paura delle responsabilità. Accettare la sfida. Puntare alla qualità senza compromessi, come ci insegna l’esempio del gruppo di Giulio Einaudi raccontato da Ernesto Ferrero. Dobbiamo anche affrancarci nel lavoro dal concetto di dipendenza, esasperato proprio dall’industrializzazione che l’ha reso, tra l’altro, sempre più simile a una schiavitù, se non fisica sicuramente almeno psicologica. Senza rinunciare a sacrosanti diritti sociali – anzi estendendoli a tutto il globo – dobbiamo ritrovare coraggio ed energia per quell’iniziativa personale che caratterizza la piccola e sana imprenditorialità. E la rivoluzione digitale fornisce nuove possibilità per farlo, come dimostrano i tanti esempi di giovani che hanno creato inedite attività tramite il web.
Dalle pagine di questo speciale emerge anche un’idea di innovazione differente. Viviamo infatti nell’epoca della tecnologia e troppo spesso ci limitiamo a pensare che in essa risieda il nuovo, l’evoluto, l’avanzato. Ma non è così. Non solo e non sempre.
L’innovazione nasce dalle persone, dalla loro immaginazione e volontà di far bene, di andare oltre. Un impulso da coltivare con intelligenza e con umiltà. Sia per vedere le insidie che inevitabilmente ci attendono lungo un nuovo percorso, sia per riconoscere che possiamo essere solo un catalizzatore di quel miracolo che è la creazione di qualcosa di nuovo.
Ben più vicina a questa visione di quanto non sembri è invece la scienza. Lo testimonia, per esempio, la prudenza della comunità scientifica, non recepita dai media, nel condividere con il pubblico le misure sulla velocità dei neutrini.
Una scienza che si dimostra capace, come negli studi presentati da Nicola Pugno, di ispirarsi alla natura, riconoscendone il ruolo di laboratorio d’eccezione che elabora strutture e soluzioni proprio grazie alla sua vitalità e diversità biologica. Motivo in più per prendersi cura dell’ambiente che ci circonda e della sapienza profonda che custodisce.
La stessa scienza che non può e non deve dimenticare di aver rinunziato all’inizio del secolo passato, con la meccanica quantistica, alla pretesa di dominare la realtà. Un fatto che la nostra “civiltà”, da molti erroneamente proclamata “scientifica”, non solo non ha metabolizzato a cento anni di distanza, ma ha sempre volutamente ignorato e rifiutato.
Sembrano invece nell’onda di una consapevolezza diversa molte voci di questo numero speciale, a partire dai tre giovani atleti cui abbiamo scelto di dedicare maggior spazio: Nicolas, Kilian e Xavier, lontani dalla figura dell’eroe dominatore, ma forse proprio per questo capaci di imprese straordinarie.
Laddove cade la miopia e la superbia della dominazione, l’uomo torna al suo posto: un elemento complice dell’ecosistema che può esprimere tutta la sua umanità costituita inscindibilmente da corpo, mente e cuore.
Ho provato a interrogare testi e figure di queste pagine come fossero un oracolo. Ne sono scaturite cinque proposte per il nostro comune futuro che, grazie ai segni della pittura di Giorgio Griffa, hanno preso anche forma e colore. Le trovate nella figura in calce (o scaricando il pdf allegato).
In quel minestrone che è la memoria collettiva e personale riconosco a queste cinque chiavi di lettura una forma di paternità: tre coincidono con altrettanti capitoli di quel libro straordinario che è Lezioni americane di Italo Calvino, la calma è attitudine che devo – insieme a molto altro – all’amico fraterno e maestro di Tai Chi Vittorio Bottazzi, la sensibilità ha sicuramente radice nella mia famiglia e un legame con scritti e teatro del maestro Ceronetti.
Cinque proposte per il Futuro
1. Non prenderti mai troppo sul serio. Muoviti con leggerezza di spirito e di corpo. Mai con superficialità. Vola come Perseo con sandali alati per sconfiggere la Medusa che tutto pietrifica. Lascia impronte delicate. Sorridi, scherza e gioca.
2. Non tutto è una battaglia, ma nulla si conquista senza sforzo. “Fatti il mazzo”. Allena la velocità. Essere rapidi significa spesso avere la possibilità di scegliere e di salvarsi. Una testa veloce sfugge a ogni cliché e può optare anche per muoversi lentamente.
3. Coltiva la calma. Sempre. Anche quando lo spirito ribolle. È da lei che nasce la prontezza e una visione più chiara della realtà. Il resto è allucinazione.
4. Sogna. Non per fuggire dal quotidiano, ma per costruirne uno migliore. Pensa in grande e agisci nel piccolo di ogni gesto. Non fuggire la visibilità. Racconta, comunica e condividi onestamente la tua esperienza. Non lasciare che tutto diventi uno show senz’anima.
5. Abbatti le barriere. Abbraccia tutte le discipline. Non temere l’ignoto. Scruta la tenebra. Guarda al di là delle apparenze. Cerca la continuità piuttosto che la rottura. Mettiti nei panni degli altri. Rinuncia al tuo ego per qualcosa di più grande. Fai silenzio. Ascolta. Sforzati di sentire. Trova la tua sensibilità, e coltivala ogni giorno. Fidati, nessuno può guidarti meglio.
ALP280 Caresio Conclusioni (pdf - 338.7 KiB)